- RACCOGLIENDO IL MUSCHIO PER IL PRESEPE
Il muschio di dicembre mi avviluppa
nella luce nascosta che lo infiamma;
fiamma che non consuma incerta fiamma
come fuoco che in macero si inzuppa.
Rosa canina attorta si sviluppa
in mistico segnale d’orifiamma,
bacca appuntita bacca come fiamma
che non avvampa sulla rama zuppa.
Merlo d’inverno crocchia tra le frasche
(rosse per un incendio inesistente)
il suo piumaggio di carbone tinto.
Per il presepe cavi dalle tasche
gusci stecchetti tarde infiorescenze:
il vero in miniatura – e tutto finto.
2. NOTTE SANTA
La notte, dicono, è salita in cielo.
La terra che ha sguarnito resta vuota;
disancorata, su, gira la ruota
col tintinnio degli angeli del gelo.
Dentro le trombe soffiano con zelo
da una distanza sempre più remota;
per l’ossidata patina la nota
s’invischia in un verdastro ragnatelo.
Strumenti musicali impreziositi!
Plettri d’argento, cimbali, ribeche,
violini sideréi, disarmonie –
tutto un armamentario di squisiti
vecchiumi fessi, di ori di pianete
– persi fra bui cespugli di lumie!
3. GIORNO DI NATALE (dal mattino al crepuscolo)
Un po’ di neve sporca, un po’ di nebbia,
acqua d’acquasantiera (genuflesso),
e dopo i cappelletti un po’ di lesso
coi sottaceti.
Un po’ di freddo in chiesa, poi si annebbia
lo schermo parrocchiale ora dismesso,
si brucia la pellicola al riflesso
d’altri pianeti.
In casa il padre arrotola i trinciati,
volge le spalle ai vetri ed alla bruma;
fuori la sera impasta con la scopa
biacca di neropiombo sui selciati;
invano nelle pozze cerchi una
acqua d’Europa.
4. EPIFANIA
Hanno deposto i doni sulla paglia,
adorato il bambino – neanche sanno
perché si sono messi in tanto affanno.
Ripartono fra ali di plebaglia.
Adocchiano lassù la nuvolaglia
senza timore: ché il celeste danno,
la cometa foriera di malanno
sospesa sopra l’asino che raglia
si lasciano alle spalle. Dan di sprone.
La carovana segua come può,
loro hanno fretta: li sospinge il vento
inebriante di liberazione.
(Trascorrono la vita che passò,
i secoli che durano un momento).
[Avvertiti dall’angelo, i re magi se ne tornarono per un’altra strada. E non seppero nulla del macello che avevano causato con le loro incaute domande.]