Già lo sentimmo venire – dice Cardarelli – nel vento d’agosto. Ieri c’è stato vento, le temperature si sono abbassate, le giornate si accorciano, da lontano c’è odore di autunno. Stagione perfetta, pericolosa ai melancolici, oggi detti bipolari, che pure ne sono affascinati.
L’atrabile, o bile nera, con sede nella milza[1], uno dei quattro umori corporei della medicina ippocratica, il cui eccesso è causa della melanconia o inadeguatezza al vivere, fermenta in autunno, con conseguenze spiacevoli per gli atrabiliari; d’altra parte col vantaggio di offrire una visione dei confini; un’esperienza che vale la pena, sempre che la si regga.
Per fissare sul calendario, com’è l’uso della meteorologia clinica, il sentore d’autunno, offro la traduzione di due poesie. La prima è di Hölderlin, molto nota. Se ne trovano diverse traduzioni su internet. Come con le ricette di cucina, vi do la mia:
METÀ DELLA VITA (1805)
Di pere gialle si inclina
E colma di rose selvagge
La terra nel lago,
O cigni amanti,
E voi ebbri di baci
Tuffate il capo
Nell’acqua sobria lustrale.
Ahimè, dove prendo, quando
È inverno, i fiori, e dove
La luce del sole
E ombra della terra?
I muri stanno
Senza parola e freddi, al vento
Tintinnano le banderuole.
HÄLFTE DES LEBENS
Mit gelben Birnen hänget
Und voll mit wilden Rosen
Das Land in den See,
Ihr holden Schwäne,
Und trunken von Küssen
Tunkt ihr das Haupt
Ins heilignüchterne Wasser.
Weh mir, wo nehm ich, wenn
Es Winter ist, die Blumen, und wo
Den Sonnenschein,
Und Schatten der Erde?
Die Mauern stehn
Sprachlos und kalt, im Winde
Klirren die Fahnen.
La seconda è di Paul Celan:
L’ETERNITÀ (da: Papavero e memoria,1952)
Corteccia dell’albero notturno, coltelli nati da ruggine
Ti sussurrano i nomi, i cuori e il tempo.
Una parola, che dormiva quando la udimmo,
sguscia sotto il fogliame:
loquace sarà l’autunno,
più loquace la mano che lo raccoglie,
fresca come il papavero dell’oblio la bocca che la bacia.
DIE EWIGKEIT
Rinde des Nachtbaums, rostgeborene Messer
flüstern dir zu die Namen, die Zeit und die Herzen.
Ein Wort, das schlief, als wirs hörten,
schlüpft unters Laub:
beredt wird der Herbst sein,
beredter die Hand, die ihn aufliest,
frisch wie der Mohn des Vergessens der Mund, der sie küsst.
La poesia di Hölderlin è stata composta un paio d’anni prima dell’ottenebramento dovuto a schizofrenia catatonica. Quella di Celan, invece, precede di comodi venti il suicidio.
Buon autunno.
[1] Cfr. l’etimologia dell’inglese spleen: lat. splen, vale a dire milza