Siede Pizia sul tripode e gli acciacchi Lenisce coi vapori della faglia, Nell’antro scuro crepitante origlia Brusii di finte cronache e almanacchi. Confeziona responsi. Se farlocchi Non ha molta importanza, ché li imbriglia In spirali uterine e li intartaglia In una lingua arcana di tarocchi. Chi li capisce è bravo. Ma fatali, Lei sussiegosa con la voce cassa Quelli sparpaglia, al suo treppiede avvinta. Oh effluvi solfoiodici termali! Cola il sudore sulla pelle grassa, Su strati di matita e fondotinta.
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QUATTRO POESIE DI JAN WAGNER A PROPOSITO DI IMPEGNO E DISIMPEGNO

Da Achtzehn Pasteten (Diciotto terrine, 2007)
sambuco per Richard Pietraß a che l’inchiostro, ci si chiede, nelle frasche le gocce nere che si addensano impensate in schizzo di merli? quale testo per qual catasto di terreni, qual regesto? di fianco al vecchio fienile, dove la terra affonda nelle prese, dietro lo steccato. il profumo delle infiorescenze in aprile, la carta a mano che trae dalle sue profondità mentre asciugano i panni, cominciano a svolazzare sull’asta, si trasformano i merli in taccole. quale dolce o severo segreto, ci si chiede, dividerà con noi, quando in autunno saremo raccolti attorno al buio delle terrine, con i nostri cucchiai d’argento lucente, le camicie della domenica eccessivamente immacolate, silenziosi come amanuensi?
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