Siede Pizia sul tripode e gli acciacchi
Lenisce coi vapori della faglia,
Nell’antro scuro crepitante origlia
Brusii di finte cronache e almanacchi.
Confeziona responsi. Se farlocchi
Non ha molta importanza, ché li imbriglia
In spirali uterine e li intartaglia
In una lingua arcana di tarocchi.
Chi li capisce è bravo. Ma fatali,
Lei sussiegosa con la voce cassa
Quelli sparpaglia, al suo treppiede avvinta.
Oh effluvi solfoiodici termali!
Cola il sudore sulla pelle grassa,
Su strati di matita e fondotinta.
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