Nelle giornate fredde di alta pressione, quali ce ne sono state ultimamente, in pianura e in collina sale l’odore di fogna. Si diffonde dappertutto, come se i condotti si destassero al tempo fine e asciutto e rimestassero la materia che ristagna, giudicando sconveniente che rimanga celata.
Dev’essere un rito antico e primaverile, una rivincita del rimosso fecale indipendente dalle moderne canalizzazioni, se è vero che Aloysius Bertrand ne parla già nel 1836 nel suo Gaspard de la nuit.
Aloysius Bertrand – poetizzazione del più comune Louis Bertrand – nacque nel 1807 a Ceva, in Piemonte, da padre ufficiale della gendarmeria napoleonica e madre piemontese. Al crollo dell’Impero la famiglia si trasferì a Digione, antica capitale decaduta dei Duchi di Borgogna, dove Aloysius poté alimentare a piacere il gusto romantico per le memorie gotiche. Fu l’autore di un unico libro, Gaspard de la nuit, una raccolta di poesie in prosa finemente e maniacalmente cesellate il cui manoscritto, se crediamo a quel che ne dice Aloysius nella lunga introduzione, gli fu consegnato da un povero diavolo in abiti lisi, artista girovago o poeta in cerca di editore, che si rivelerà essere il Diavolo con la maiuscola (ma un Diavolo sui generis, dal momento che spera di poter un giorno sedere sotto lo sguardo di Dio di fianco alla fanciulla, ovviamente deceduta, che ha amato). Gaspard de la nuit non è infatti, propriamente, il titolo, bensì l’autore di queste Fantasie alla maniera di Rembrandt e di Callot, di cui Bertrand si presenta ironicamente come il semplice curatore.
Come ogni scrittore di belle speranze, Aloysius Bertrand lascia la provincia per Parigi, dove lo troviamo intorno al 1828 e dove, a sentire Sainte-Beuve, conduce la vita solitaria, anche perché povera, del poeta fantasioso e fantastico. Continua a lavorare alle poesie in prosa, desidera farne qualcosa di squisito. Nel 1836 finisce per trovare, cosa rara, un editore che compra il manoscritto del Gaspard. Lo compra ma, per vari motivi, non lo stampa. Bertrand morirà nel 1841 di tubercolosi all’ospizio Necker senza avere visto un’edizione della sua opera, che sarà pubblicata postuma l’anno seguente soltanto grazie all’interessamento di un amico e ai buoni uffici di Sainte-Beuve. Il quale peraltro, nella lunga Nota introduttiva, dice un sacco di cose carine su Bertrand ma lo relega nel secondo o terzo piano dei romantici minori che avrebbero voluto essere Victor Hugo e non ci sono riusciti. Baudelaire avrà grande stima di lui e confesserà che l’idea dei suoi propri poèmes en prose (Le Spleen de Paris) gli è venuta leggendo Bertrand. Ma più in generale bisognerà attendere il Novecento perché il poeta abbia il riconoscimento che gli spetta.
Poiché, da che ho memoria, la grandezza insopportabilmente francese (cioè insopportabilmente retorica) di Victor Hugo mi scatena reazioni allergiche, è al Gaspard de la Nuit e non a Victor Hugo che penso più spesso; e in quest’inizio fognario di primavera vi offro la traduzione della
PARTENZA PER IL SABBA
Si alzò di notte, e accendendo un po’ di candela prese un intruglio e si unse, poi, con qualche parola, fu trasportata al sabba.
Jean Bodin. – Della Demonomania delle streghe.
Erano lì in una dozzina a mangiare la zuppa di birra, e ciascuno di loro aveva per cucchiaio l’osso dell’avambraccio di un morto.
Il camino era rosso di bragia, gli stoppini delle candele si ispessivano nel fumo e dai piatti saliva un odore di fogna in primavera.
E ogni volta che Maribas rideva o piangeva si sentiva come gemere un archetto sulle tre corde di un violino sfasciato.
In tutto ciò il mercenario aprì diabolicamente sul tavolo, alla luce del sego, un libro di magia su cui venne a dibattersi pazzamente una mosca strinata.
La mosca ronzava ancora quando, col suo ventre enorme e peloso, un ragno scalò la costa del volume magico.
Ma già streghe e stregoni erano volati via attraverso il camino, a cavalcioni chi di una scopa, chi delle molle, e Maribas del manico della padella.
“dai piatti saliva un odore di fogna in primavera”. Degna di streghe e stregoni questa commistione dell’alto e del basso, degli alimenti e delle feci, della bocca e dell’ano. Ma io ci trovo qualcos’altro. Ci trovo un’allusione a un mondo simile al nostro ma un po’ diverso, un mondo in qualche modo diminuito, un mondo dopo la morte. Dove le cose sembrano più o meno le stesse ma la zuppa nei piatti, se la assaggi, ha un sapore amaro, immangiabile, come il fegato dei conigli che bisognava buttare via se per caso, mentre li pulivi, si rompeva la cistifellea.
P.S.: Non chiedetemi chi è Maribas. Non ho mai potuto appurarlo. Il disegno è dello stesso Bertrand, che ne aveva approntati diversi come indicazioni per un futuro illustratore della sua raccolta.
è un libro che ho preso in mano tre o quattro volte, senza mai portarlo a casa… Gaspard de la nuit lo conosco per Ravel, era uno dei preferiti di Benedetti Michelangeli. Il resto me lo ero dimenticato, grazie per la lettura 🙂
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Grazie a te per l’attenzione! Sapevo di Ravel, ma non ho detto niente perché sulla musica proprio non mi arrischio 🙂
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Sono sufficienti poche parole, basta dire che Ravel legge tre poesie di Bertrand al pianoforte con l’idea di ricavarne una sorta di parodia del Romanticismo, e in tal modo apre la porta al pianismo novecentesco. Incidentalmente il suo Gaspard de la nuit è anche una delle composizioni più difficili, sia dal punto di vista tecnico sia da quello espressivo, nell’intero repertorio della musica per pianoforte. Ne ho ascoltate vaie interpretazioni: la più vicina al mio gusto è quella di Ivo Pogorelich.
Ciao! 🙂
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Ciao, e grazie per le informazioni. Mi sono appena sparata in cuffia Pogorelich che suona Ravel che legge Bertrand, e pur nella mia ignoranza musicale l’ho trovato very impressive. Il che vuol dir qualcosa, se si considera 1) che faccio una certa fatica con la musica del ‘900, 2) che mi è del tutto oscuro come una musica possa corrispondere con una certa esattezza a qualcosa espresso in parole.
Ma una cosa volevo chiederti: perché parli di “parodia del Romanticismo”? A me qui la musica non sembra parodica, ma al contrario molto convinta nel voler dar conto di una certa tonalità poetica…
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Ciao, grazie per la risposta 🙂
Ravel disse che, con Gaspard de la nuit, aveva inteso «esorcizzare il Romanticismo», facendo riferimento a quelli che sono considerati tratti salienti del Romanticismo musicale, in particolare alla cosiddetta “musica a programma” e allo stile pianistico di Liszt.
Se hai piacere di approfondire l’argomento, ti segnalo due saggi reperibili in rete, uno di Renato Calza:
Fai clic per accedere a Calza.pdf
e uno, molto articolato, di Marion Pécher (in francese):
Fai clic per accedere a Gaspard_Ravel.pdf
A presto!
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Be’, mi hai dato qualcosa da leggere.
Grazie a te e a presto!
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Bella, bella, bella ed essenziale come non lo sono le mie, di recensioni.
Gaspard è lì, nella classica traduzione di Binni: acquisito nel 2011, ci vorrà qualche anno: ma mi ricorderò delle fogne a primavera.
V.
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Grazie, ma mi fai troppo onore a parlare di recensione. E’ piuttosto un omaggio, suggerito da una costante: un certo odore primaveril-pungente invariato nei secoli 🙂
(Potresti anticipare: leggerne una o due alla sera, così…)
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Cara Elena, purtroppo non ci sono più neppure gli odori di una volta… McDonald si fa sentire anche lì!
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Senti, grazie infinite delle prospettive che spalanchi a ogni post. Su Vicotr Hugo concordo in pieno e anche sul concetto di grandeur a lui sotteso; per cui volo a cercare il volume di Berytrand!
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Grazie, spero che ti piaccia. Una volta ho provato a fare alcune poesie in classe e secondo me sono piaciute, o almeno li hanno incuriositi. Anche se spiegarle fino in fondo è praticamente impossibile.
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Lieta di fare la conoscenza di Aloysius Bertrand per tuo tramite:-) Bellissima presentazione!
p.s.
In effetti ragni, mosche e miasmi sono assidue presenze nelle composizioni di Baudelaire.
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E’ il fascino della metà oscura del mondo, la scoperta dei romantici. Io ci ho messo un sacco di tempo a mandarla giù 🙂
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