“La digestione di cibi grassi ottenebra la mente”
(Evagrio Pontico, Gli otto spiriti della malvagità)
Col timballo si fa peccato solo per averlo letto. Nel Gattopardo gli pare. Una mammella di sfoglia dorata. Il fianco inciso vomita lava, fegatelli, rognoni di pollo, petti di tordo, funghi, cervella, piselli, punte di asparagi, animelle… Cosa sono le animelle? Non ne ha idea ma suona bene in un timballo; frattaglie, interiora, non la consistenza fibrosa della carne ma qualcosa di più intimo, di colloso, qualcosa con dei succhi.
La ghiandola pineale per esempio. Ci sarà anche quella nel timballo, se è nel cervello dei vertebrati. Il punto di contatto fra l’anima e il corpo. Senza la ghiandola pineale l’anima e il corpo non si toccano, il corpo resta un’argilla percorsa da sussulti fisiologici. Se il timballo è qualcosa che si scioglie in bocca, il merito è anche della pineale, del suo essere il ponte fra il pensiero e l’estensione, di essere questa cosa che porta in giro il corpo in borborigmi di volizione e autocompiacimento.
A questo punto potrebbe benissimo – sauf le passage au four – da dentro la crosta involarsi uno stormo di uccelletti. O cadere secchi arrostiti tutto intorno? Poi cadere secchi arrostiti tutto intorno, avvolti nella pancetta come in un sudario di carta oleata.
A parte, soltanto sugli uccelletti, una pioggia di mandorle e uva passa macerata nel rum.
L’ha ribloggato su Alessandria today.
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Non lo conoscevo, sai, ho dovuto consultare wikipedia per scoprire che è stato un monaco cristiano, scrittore e asceta greco antico. Curioso il tipo, brava tu a ironizzarci sopra 😉
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Sì, non è che fuori dall’ambiente sia molto noto… Io ho trovato il libro per caso, su un banchetto dell’usato, e mi ha incuriosito. Matto da legare secondo me, misogino e sessuofobico, però interessante 🙂
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Io a dirti la verità verso la fine dell’inverno, complice lo spuntare del sole, una piccola disavventura l’ho avuta a causa di una mia vecchia tendenza all’abuso con la cioccolata, ma è meglio che non la racconti 🙂

Elena, riguardo a monaci con passioni per gli alimenti e con complessi mistici :-), se non lo hai visto, ti consiglio questo film classico: Il giardino di Allah di Richard Boleslawski.
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No, non lo conosco. L’ho trovato su Youtube in inglese e appena ho un attimo mi ci metto, grazie del consiglio. (Ho guardato le prime scene: non c’è niente da fare, il cattolicesimo esercita sugli anglosassoni protestanti un indubitabile fascino romantico. E’ pur sempre qualcosa … 🙂 )
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