
Sul blog Il cavallo di Brunilde, Giacinta ha pubblicato l’altro giorno una piccola antologia di madrigali italiani, da Petrarca a Attilio Bertolucci, per concludere, come spesso in questo bel blog letterario-musicale, con una composizione di Monteverdi. La lettura mi ha fatto venire in mente una poesia di Ronsard intitolata appunto Madrigal, che non è forse, nel suo complesso, delle migliori, ma che ha un incipit folgorante per il miracolo di allitterazioni che riunisce (che in traduzione, purtroppo, vanno in parte perse), e, direi, almeno una strofa (la terza) davvero eccellente. Ho deciso di tradurla, trasponendo il decasillabo francese (in questo primo libro degli Amori l’uso dell’alessandrino non si è ancora imposto) nell’endecasillabo italiano e cercando di mantenere la rima, magari imperfetta.
Questo pare che non si faccia più perché l’attenzione per la forma andrebbe a scapito dell’aspetto semantico, del significato delle parole usate dal poeta, trasponendo le quali non è corretto procedere con leggerezza per amor di metro e soprattutto di rima. Ciò è senz’altro vero, ma è anche vero che, sul lato del significante, certe regolarità di suono (rima) contribuiscono in modo sostanziale al significato globale del testo, che, se le si elimina, risulta decisamente impoverito. Posso affermare di aver letto, di essermi informata; e, in linea generale, di aver trovato le traduzioni di poesie regolari (strofe, metro, rima) fatte sulla base della fedeltà alla parola avant toute chose non particolarmente soddisfacenti.
Quindi faccio come mi pare.
Pierre de Ronsard è un celebre poeta francese della seconda metà del Cinquecento. Assieme a Joachim du Bellay e a altri meno noti creò il gruppo autonominatosi La Pléiade, il cui scopo dichiarato era rifondare quasi ex novo la poesia nazionale dopo l’avvenuto grande passaggio linguistico dal francese antico al francese moderno (lingua, quest’ultima, foneticamente, grammaticalmente e lessicalmente assai diversa dalla precedente), e dopo che i temi gotico-cavallereschi della grande letteratura francese medievale si erano definitivamente esauriti. I modelli per l’ambizioso progetto sono, oltre agli autori greci e latini riscoperti o rivalutati da Umanesimo e Rinascimento, soprattutto Petrarca e i petrarchisti italiani di Quattro- e Cinquecento, nonché poeti più propriamente rinascimentali come Angelo Poliziano e Lorenzo de’ Medici.
Traducendo mi sono scontrata con la discrepanza fra la lingua moderna (benché, se vogliamo, ancora un po’ rozza) di Ronsard e la perfezione aulica e astorica, cui l’imitazione di Petrarca e le direttive programmatiche del Bembo hanno consegnato, alla medesima epoca e per lunghi secoli, l’italiano letterario.
MADRIGALE (1552)
Maledetto lo specchio che vi mira
E fiera vi fa essere in bellezza,
Vi fa gonfiare il cuore di crudezza,
Rifiutandomi il bene a cui aspiro!
Da tre anni per i vostri occhi sospiro,
Eppur né pianti, Fede, né Saldezza
Dal cuore vi hanno tolto quell’asprezza
Superba e dolce che fa il mio martiro.
Ma non sapete, e il dubbio non vi afferra,
Che questo mese e vostra età si scioglie
Come un fiore che langue chino a terra
E il tempo andato più non si raccoglie.
Mentre che grazia avete e verde foglia
E il tempo proprio all’amorosa guerra,
Dei bei piaceri mai non siate spoglia,
Né senza amare scendete sotterra.
MADRIGAL
Que maudit soit le miroir qui vous mire
Et vous fait être ainsi fière en beauté,
Ainsi enfler le coeur de cruauté,
Me refusant le bien que je désire!
Depuis trois ans pour vos yeux je soupire,
Et si mes pleurs, ma Foi, ma Loyauté
N’ont, ô destin! de votre coeur ôté
Ce doux orgueil qui cause mon martyre.
Et cependant vous ne connaissez pas
Que ce beau mois et votre âge se passe,
Comme une fleur qui languit contrebas,
Et que le temps passé ne se ramasse.
Tandis qu’avez la jeunesse et la grâce,
Et le temps propre aux amoureux combats,
Des doux plaisirs ne soyez jamais lasse
Et sans aimer n’attendez le trépas.
Mi hai riportato indietro, agli studi universitari…. che bello vedere che qualcuno dà voce a Ronsard! bello!
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Sei riuscita in un’impresa problematica, come hai precisato nella premessa, e assai insidiosa. Ho trovato bellissime le tue scelte, soprattutto quelle lessicali della terza strofa e quelle ritmiche in generale che hai adottato.
Grazie anche per l’apprezzamento per il cavallino:-)
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Grazie Giacinta, le traduzioni poetiche non ti lasciano mai con l’animo veramente soddisfatto; io tendo a vederle come una sfida, cioè in fondo un gioco: in poesia soprattutto la cosa seria è l’originale, la traduzione è sempre un po’ un ripiego, quindi non prendiamoci troppo sul serio 🙂
Il cavallino mi piace molto. Corre un sacco, semina piccole pepite d’oro e non è facile stargli dietro. Buona settimana!
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Grazie Pina, felice di averti aperto un piccolo spazio per un tuffo nel passato!
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Ravel ha messo in musica Ronsard a son ame , se ti può interessare 🙂
Il tuo inizio è davvero cinquecentesco, a Monteverdi sarebbe piaciuto (Tasso, Petrarca, Guarini sono i suoi preferiti)
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Ascoltato: brenso, come direbbe mia nipote (=breve ma intenso). (Però, a proposito di imitazione da modelli, la prima parte del testo Ronsard l’ha presa pari da Adriano: animula vagula blandula,/ hospes comesque corporis, ecc. Non si facevano problemi: prendevano quel che gli serviva dove lo trovavano 🙂 )
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