L’anima di sua nonna
– che non aveva molto amato poiché era difficile amarla,
essendo oltremodo severa, incapace di amare, intimamente fascista e un po’ sadica
(provava piacere a punire e era felice di scoprire motivi di punizione) –
la visitò una volta in forma di cavalletta verde, un insetto che le causava repulsione.
La aspirò con la lancia dell’aspirapolvere.
Non fu facile perché la cavalletta avvertendo il risucchio saltava,
alla fine però fu aspirata e risalì fulmineamente il tubo con un rumore secco.
Un’altra volta l’anima di sua nonna – o almeno pensò che potesse essere lei –
se la trovò sulla ceramica bianca dello sciacquone, andando in bagno,
una macchia triangolare che la paralizzò con la mano sulla maniglia,
un calabrone immobile sul bianco, doveva agire in fretta e non sbagliare.
Innestò la lancia
fece partire il motore all’ultimo e aspirò.
Per un po’ nel corpo dell’elettrodomestico, nel sacchetto pieno di polvere compressa,
il calabrone continuò a urtare con schiocchi sinistri.
La terza volta, all’inizio dell’autunno, la vide che camminava,
una cimice scolorita, di un marrone marcio, sul ripiano del tavolo.
La catturò con una striscia ripiegata di carta igienica e tirò lo sciacquone.
Quando ripassò per caso, cinque minuti dopo, la cimice nuotava febbrilmente nel water.
Al secondo scroscio fu ingoiata dal condotto.
L’anima di sua nonna smise di visitarla.
Più o meno in questo periodo cominciò a sentirsi sola.
Letto con muta ammirazione e un riso amaro al momento della chiusura, perfetta ( è una condizione in cui non è difficile riconoscersi.
Un caro saluto!
🙂
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Grazie, Giacinta. Temevo il giudizio di un blog animalista, ma vedo che hai capito perfettamente…
A presto!
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