IL CONIGLIO CINESE

Il coniglio cinese abita dietro casa mia. È tutto bianco, ha un corpo tozzo e raccolto, anche il muso è tozzo e raccolto, con una peluria molto visibile di baffi che gli dà un’aria saggia e anche un po’ da prendere per il culo. Ha gli occhi molto rossi; la pelliccia abbondante sul muso gli fa delle pieghe come uno shar pei.

Il coniglio cinese si muove libero nel cortile cinese e esce dal cancello che è sempre spalancato. I primissimi tempi i cinesi lo chiudevano ma abbastanza presto devono essersi detti perché chiuderlo sempre per poi riaprirlo, così lo hanno lasciato aperto. In seguito la vegetazione spontanea è diventata talmente alta in corrispondenza dei cardini che le due ante non si chiuderebbero nemmeno volendo. Il cancello cinese spalancato è molto comodo perché nel cortile cinese possono parcheggiare il barbiere napoletano, l’autoctono dell’autoscuola e il tuttofare ucraino dell’autoctono che non può tornare in Ucraina perché se torna lo arruolano. Qualche volta ci si vede addirittura una macchina cinese, ma non spesso perché le macchine cinesi vanno e vengono molto di fretta e raramente si fermano. Il cortile cinese aperto è anche importante come valvola di sfogo quando il cliente islamico della macelleria islamica molla la macchina (generalmente ingombrante) nello stradello con la moglie immota sul sedile del passeggero. Se tu arrivi in quel momento e non puoi passare perché la macchina del cliente islamico della macelleria islamica è grande quanto una portaerei e blocca il passaggio, nessun problema: basta agitarsi un po’ dal finestrino. La moglie immota non si muove, ma il marito balza fuori dalla macelleria, ingrana la marcia, si infila a velocità sostenuta nel cortile cinese, aspetta che tu ti infili a tua volta nel tuo cancello del tuo cortile, fa manovra e torna nello stradello già girato giusto per ripartire.

Ma tornando al coniglio cinese, egli, o esso, esce dal cortile; il mio cane, quando trova il mio cancello aperto, si avventa con scatti corti e serrati fatti apposta per non raggiungerlo e infatti non lo raggiunge; il coniglio si scandalizza e ripara da dove è venuto.

Anche la galline cinesi esondano nello stradello. Sciamano dal campo profughi per volatili su cui sembra che sia appena passata una tromba d’aria e invece no è il suo aspetto normale, sciamano dal campo profughi per volatili che tiene luogo di pollaio e puzza orribilmente precisamente come i pollai nostrani solo che i pollai nostrani non li lasciano costruire così vicini alle case ma i cinesi a questo non pensano; sciamano dal pollaio e si riversano nello stradello becchettando con fervore particelle di asfalto e scagazzando in giro cacche di gallina cinese che sono diverse dalle cacche di gallina italiana e perfettamente riconoscibili. Basta che una abbia l’idea e subito le altre la seguono, le sciamano dietro aprendosi a ventaglio, a raggiera, sciamano fino in fondo dove lo stradello sbuca sulla provinciale, all’angolo con la bottega del barbiere napoletano che ha un nome inglese e si chiama point man; allora il barbiere napoletano schizza fuori dal point man mulinando le braccia e emettendo grandi urli e io le prime volte mi precipitavo alla finestra pensando che ci fosse un morto sulla via e invece no, erano le galline. Col tempo ho cominciato a intuire che le urla con cui il barbiere napoletano urlando e mulinando le braccia cerca di indurre le galline cinesi a rebrousser chemin potrebbero non essere suoni inarticolati ma eventualmente sillabe di un qualche linguaggio e facendo grandissima attenzione sono arrivata finalmente a capire che ciò che il barbiere urla precipitandosi fuori dalla bottega quando le galline si spingono fino in fondo allo stradello è sciò! sciò!

Non so se i cinesi ripongano fiducia nel buon senso delle galline, o se fra loro e il barbiere intercorra un accordo di sorveglianza. Fatto sta che il cancello continua a rimanere aperto (per chiuderlo sarebbe necessario un intervento di deforestazione), il che è un sacco comodo ma ha anche qualche svantaggio per i proprietari, infatti ai cinesi gli sono sparite due galline e un’oca.

Io mi preoccupo per il coniglio. Non so se i suoi padroni hanno intenzione di mangiarlo. Se deve morire, mi auguro che muoia degnamente per mano cinese e non per la mano di un volgare ladruncolo stanziale.

9 pensieri riguardo “IL CONIGLIO CINESE”

  1. Deliziosa, sottilmente ironica. Il barbiere napoletano mi è parso quasi di vederlo mentre si agitava nel cortile urlando quei versi di non immediata comprensione… Ma è tutto un parto della fantasia o è il resoconto di una situazione reale?

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  2. splendido e da quel che ne so deliziosamente vero….se la famiglia cinese ti sfida a comporre un gioiellino così, è la benvenuta nella tua galleria di ritratti

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    1. Sì, la famiglia cinese è decisamente interessante. Peccato che per motivi di scarsa socievolezza (mia), di riservatezza e caparbio monolinguismo (loro) ci si debba sempre fermare al bordo dell’enclave. Grandi saluti e grandi sorrisi, e più in là non si va… Ciao e grazie!

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