LODE DEL PERDERSI. Estratto da una conversazione fra Andrea Cortellessa e Paolo Morelli

maiella

[Paolo Morelli è autore, fra le altre cose, di Vademecum per perdersi in montagna, Nottetempo 2003, ed è presente col racconto Mannaggia alla Maiella! nell’antologia Con gli occhi aperti curata da Andrea Cortellessa per Exòrma, da cui è tratta la seguente conversazione.]

Andrea Cortellessa: In questo testo sulla Maiella […], come già nel Racconto del fiume Sangro, è come se la presenza di un’unità geografica, territoriale, ponesse un limite a questa entropia del senso, a questa decostruzione che connota la tua scrittura. La presenza fisica del luogo è per te come un bordone, una corda di sicurezza cui tenersi aggrappati.

Paolo Morelli: Il perdersi equivale al divagare, che anche secondo gli scienziati è il modo dominante del pensiero, la base su cui si costruisce tutto il resto, la concentrazione, i bei ragionamenti eccetera. […] Quanto ai luoghi in sé non so, mi pare che se ne possa parlare solo standone fuori, anche solo con la testa… a rigor di logica, di un luogo si può parlare solo se se ne è assenti. Altrimenti è un crampo del pensiero, induce a pensare che il mondo esista già prima della nostra espressione, e che non sia invece la nostra espressione a dargli forma. Ogni volta che raccontiamo qualcosa, e pensiamo di raccontare una “verità dei fatti”, quei fatti li stiamo inventando. Lo diceva Gianbattista Vico, che la memoria è la stessa cosa della fantasia; se io racconto la mia colazione di stamattina è chiaro che la sto inventando. L’aver dimenticato questo dato elementare è una delle ragioni dell’attuale miseria della narrazione, di questo diktat della drammatizzazione del reale, questo feticcio attorno al quale ballano un po’ tutti, la scarsità di pensiero che rende i libri insulsi, senza sapore, senza valore nutritivo.

Andrea Cortellessa: Per la Maiella evochi una categoria filosofica: “la confusione pulita che c’era forse all’inizio e dappertutto” […] Dunque questo disordine non caratterizza tanto il soggetto che percepisce, ma si trova nella realtà stessa. Gadda parlava della “baroccaggine” del mondo…

Paolo Morelli: La nostra epoca ha messo da parte questa percezione filosofica della confusione, dell’instabilità come base del pensiero e dell’esperienza. Ha prevalso una razionalizzazione maldestra, non solo il cogito cartesiano che ci portiamo appresso da quattrocento anni, è qualcosa che viene da ancora più lontano, da quando qualche migliaio di anni fa abbiamo inventato il mondo come oggetto mentre prima, appunto, c’era una completa perdita nel mondo… oggi è in atto un mutamento cognitivo che se affrontato con questi strumenti rischia di perdere l’umanità in quanto tale.

[…]

Non possiamo più pensare di esercitare un controllo; per stare al passo coi mutamenti in atto il nostro rapporto col mondo deve presumere una mancanza di controllo originale, originaria, primordiale; altrimenti non ce la facciamo, nessuno controlla in realtà più nulla. Molti fingono di farlo, quanto riusciranno ancora a far finta non lo so.

Da: Con gli occhi aperti. 20 autori per 20 luoghi, a cura di Andrea Cortellessa, Exòrma 2016

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