
“Verso le cinque del mattino fui svegliato da uno strano fracasso, come se fuori dalla mia porta fossero in corso contemporaneamente ventiquattro indiavolate partite di biliardo. Mi affacciai alla veranda che dava sull’oceano e vidi la spiaggia coperta di grosse conchiglie che si muovevano abbastanza rapidamente verso il mare, urtandosi fra loro a causa dell’affollamento e producendo l’effetto sonoro delle biglie d’avorio mandate a cozzare le une contro le altre.”
I diari di viaggio del Capitano Adam Seamus O’Connell, Cork 1782
GASTEROPODI
Rimane la conchiglia nei bazàr;
Ha ancora nell’orecchio lo schioccare
Di quando l’alba li spingeva al mare
Sulle spiagge di Kenia o Zanzibàr.
Conche robuste più del benzoàr!
Sonore all’urto che le fa ballare,
Che fanno i gasteropodi a marciare
Sulle risacche di Madagascàr!
Sono finite qui nell’arenato
Museo, smussate ai bordi e quasi finte,
spesse alla vita come dame anziane
Dall’incarnato pallido un po’ enfiato.
Un pittore le ritrasse con tinte
Di cipria fra volumi e melagrane
E rare porcellane.
Questo ricordo gli sorride amabile
Nel mezzo della loro vita immobile.